Le radici del pensiero buddhista poggiano saldamente sulla cultura vedica e brahmanica. Ma se ne discostano in modo netto. Tanto da essere considerato, il buddhismo, un elemento di rottura rispetto alla tradizionale visione sociale delle caste, intrinseca a queste dottrine. Gombrich porta, a sostegno della sua tesi, un ragionamento forte
che si basa sullo slittamento del significato di “karma” (in pāli: kamma), dalla condizione di perpetuo ripetersi meccanico di un processo di rinascite – funzionali al concetto immutabile di casta come prigione sociale, da cui nessuno può evadere – all’introduzione di una sorta di “libero arbitrio” o eticizzazione del karma, come dice lo stesso autore, che apre la porta dei mondi superiori a chiunque si comporti degnamente, mentre spalanca il baratro della caduta agli inferi per chi tradisce i propri doveri. Sulla base di testi originali, Gombrich rivaluta l’importanza fondamentale di amore e compassione, analizzando la metafora del fuoco come processo, che rappresenta un modello per ogni componente dell’esperienza cosciente. In questo modo, la struttura delle caste viene frantumata dal punto di vista morale, e la nuova teoria del karma, formulata dal Buddha, fornisce un principio di individuazione e afferma la responsabilità di ciascun individuo per il proprio destino.
La dottrina del Buddha che scavalca apertamente le caste per rimettere l’uomo di fronte al proprio valore individuale è sintetizzata in un famoso verso del Dhammapada ““Non chiamo bramino colui che è nato da madre bramina, questi, se ricco, può essere chiamato ‘Signore’. Colui che non ha possedimenti materiali ed è libero dall’attaccamento, costui io chiamo “bramino”. Colui che non nutre aspettative né per questo mondo né per quello a venire, privo di desideri e di appigli, costui io chiamo bramino”.
L’uomo saggio raddrizza il proprio pensieromalfermo, vacillantedifficile da conservare e da trattenerecosi come coluiche fabbrica un dardo fa con la freccia |
Il nostro pensiero vacilla quando deve rinunciare a soggiacere al dominio di Mara, così come il pesce che viene strappato alla sua dimora d’acqua. |
È cosa buona dominare il pensiero, difficile da afferrare, fatuo, che insegue ciò che gli piace; il pensiero dominato reca felicità |
Che l’uomo custodisca il pensiero,difficile da afferrare, che si divincola,che insegue ciò che gli piace;Il pensiero ben custodito reca felicità |
Chi controlla il pensiero, che viaggia lontano, che procede in solitudine, che è astratto, che vive in fondo al cuore, sarà libero dai legami di Mara. |
Chi possiede un pensiero non stabile,ignora la buona legge ed è turbatonella sua pace mentale,Costui non avrà mai la conoscenza perfetta. |
Chi possiede un pensiero attento, una mente ben saldae ha lasciato il bene e il male,costui non nutre timore mentre vigila |
Avendo ben presente che il proprio corpo è fragile come un orcio e rendendo forte il proprio pensiero come una fortezza, si vada all’ assalto di Mara con l’arma del sapere e, dopo averlo battuto si vigili su di lui senza tregua |
Ahimè, tra breve giacerà a terra questo corpo vilipeso, senza conoscenza, come un pezzo d’inutile legno. |
Il pensiero malamente guidato compie(nei confronti dell’uomo) un male peggiore di quelloche un uomo colmo di odio può fare a chi lo odia,o un nemico a chi gli è nemico. |
Il pensiero ben guidato copie (nei confronti dell’uomo)del bene in misura maggiore di quelloche potrebbe fare un padre, o una madre, o altro parente |
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